Wednesday, December 05, 2012

La pozzanghera nel bosco

La pozzanghera nel bosco

Capitò in un giorno di primavera, un giorno che nessuno avrebbe più dimenticato.
La luce era quella dell’alba. Il riflesso del sole svelò lo specchio d’acqua, soltanto una pozzanghera, ma grande abbastanza per il lupo assetato.
Si avvicinò zoppicando, sulla zampa aveva una brutta ferita d’arma da fuoco. Avanzò guardingo, con il timore del predatore che ha conosciuto anche il ruolo della preda.
L’acqua era fresca, e bevendola il dolore alla zampa gli sembrò meno intenso.
Quando alzò il muso, la vide: una lepre.
Lo fissava dall’altra parte della pozzanghera, le orecchie erano dritte. Aveva il pelo bianco come la neve, con striature argento sul dorso. Lo guardava con occhi impauriti, occhi che il lupo adesso conosceva bene.
I suoi stessi occhi di fronte al fucile del cacciatore.
Il lupo era affamato. Aveva perso molto sangue, e per salvarsi doveva mangiare. Quella poteva essere la sua ultima occasione. Sarebbe bastato un balzo, con le poche forze rimaste, per arrivare addosso alla lepre e affondare i denti aguzzi nella sua carne tenera.
Invece il lupo restò immobile, a guardarla mentre beveva.
Una volta dissetata, la lepre si avvicinò con piccoli saltelli al lupo, girando intorno alla pozzanghera.
Il lupo non capiva: invece di scappare, la lepre gli stava andando incontro.
«Cosa fai? Perché non scappi via mettendoti in salvo?» disse il lupo.
«Mi prendo cura di te, come ho sempre fatto. Non mi riconosci?» La lepre si avvicinò ancora di più alla zampa del lupo e leccò la ferita, che subito guarì, rimarginandosi completamente.
«Tornerò, se ne avrai bisogno, perché sei stato generoso con me» disse la lepre. Poi con un balzo stupefacente se ne andò. La lepre si trasformò in fenice e volò alta nel cielo, un cielo azzurro senza nuvole.
Un cielo di primavera.